Paperissima a Sao Nicolau
di Paolo Iacopini
Sao Nicolau finalmente! Una settimana di pesca è la carota che mi fa correre per 358 giorni l’anno.
Anche questa volta abbiamo portato l'attrezzatura per pescare da terra ed in quantità industriale. Poi succede che dopo 8 ore di traina in oceano, sotto il sole tropicale, combattimenti con marlin, ritorno in albergo, doccia, cambio e cena con vinello bianco, la voglia di andare a pescare dal molo non è poi così tanta. Una sera però vogliamo provare, non fosse altro per giustificare tutto quello che abbiamo portato fin lì.
Con un pezzo di fegato di wahoo ho preso uno strano pesce arancio e marrone con occhi fosforescenti, subito innescato con doppio amo, cavetto acciaio, 200 mt di lenza del 50 di quello buono, canna tecnofish ripartita in 3 pezzi che l'Estremo mi aveva generosamente prestato.
Arriva mezzanotte, sbadigli, scambio di occhiate con il Maso per concordare di sbaraccare tutto ed andare a letto. Dopotutto domattina si riparte in barca.
Il vettino comincia a vibrare, tocchettare. L'esca ha paura.
Infatti assistiamo ad una partenza da manuale, seguita da una ferrata bella "pastosa". Il mostro parte deciso verso l'uscita del porto; non posso fare nulla per fermarlo. Il molo in cemento finisce con un faro protetto da enormi massi e tripodi in cemento. Ed è lì che il nostro avversario struscia la lenza, mentre cerca il mare aperto.
Stringo la frizione e tiro, stringo e tiro ma non lo piego. Poi l'esplosione del primo innesto con i due pezzi superiori che vengono proiettati come un giavellotto nel mare. Il pesce è ancora in canna (volevo dire moncherino), il Maso, ridendo, prende due stracci, afferra la lenza e comincia a tirare a marcia indietro mentre io, subito dietro di lui, recupero la lenza con il manico ed il mulinello.
A lungo facciamo avanti e indietro sul molo, con alterne vicende, piegati dallo sforzo e dalle risate: "Sembra di essere a paperissima" dice il Maso. E' un nutrice bello tosto: 30-40 kg o più (non lo sapremo mai) che qua chiamano Gata. Finalmente il nutrice strappa sugli scogli e ci manda a letto con grande felicità del Maso che, evidentemente, quando diceva: "di giorno attacco al rostrato, a cena attacco al crostaceo e dopo cena attacco al "felino" non intendeva certamente riferirsi alla "gata".