Orata
Lo Sparus Auratus è un pesce di dimensioni abbastanza grandi, dal corpo ovale, compresso lateralmente, con testa corta e massiccia, con bocca terminale inferiore dotata di grandi labbra spesse e carnose. Il profilo è tondeggiante con muso ottuso. Le gote sono munite di squame.
La mascella superiore è lievemente più avanzata della mandibola e porta anteriormente due o tre paia di denti conici, seguiti da quattro o cinque file di denti molariformi tondeggianti. Nella mandibola vi è lo stesso numero di denti conici e robusti, seguiti soltanto da tre o quattro serie di molari.
Vi è una sola dorsale con undici raggi spinosi che si possono ripiegare e nascondere in un solco del dorso.
La colorazione presenta la caratteristica fascia dorata sul muso che unisce i due occhi (elemento identificativo inconfondibile, origine anche del nome della specie). Una macchia nera, molto evidente, è posta all’origine della linea laterale. Un’altra macchia scarlatta, altrettanto visibile, è posta al di sotto di quella nera, al margine dell’opercolo. Quella del corpo varia più o meno secondo le dimensioni dell’esemplare. Nella pinna dorsale, che è azzurrastra, può essere visibile una fascia longitudinale scura.
L’orata è un pesce costiero, sensibile alle basse temperature, che frequenta le praterie di posidonia oceanica, i fondali sabbiosi e anche quelli rocciosi, vicino alla costa e fino ad una profondità di 30-40 metri. In primavera entra nei laghi e negli stagni costieri salmastri e vi resta per tutta l’estate. In autunno ritorna in mare per riprodursi nel periodo che va da Ottobre a Dicembre. Questa specie è ermafrodita. E’ anche un frequentatore delle aree portuali e ovunque dei manufatti forniscano un supporto per la crescita di molluschi bivalvi, in particolare degli allevamenti di cozze.
Ha abitudini gregarie ed i branchi sono formati di individui di diverse taglie, guidati dall’esemplare di maggior dimensione.
Nell’alimentazione dell’orata sia i molluschi sia i crostacei ricoprono un ruolo prevalente.
Può superare i settanta centimetri di lunghezza ed i cinque chili di peso, con punte massime di sette, otto chili.
L’orata è comune in tutto il Mare Mediterraneo e ovunque è oggetto di intensa pesca professionistica per il suo alto valore economico. Viene pescata per lo più con le reti da posta a fondo, con i tramagli, con le reti a strascico sui fondali sabbiosi e ghiaiosi, con i parangali.
Inoltre, al pari della spigola, viene catturata con le reti nelle valli di ripopolamento e di pesca collegate al mare, come ad esempio nella Laguna di Orbetello, gestite da cooperative di pescatori.
E’ anche allevata con successo, in Europa e qui da noi, in Italia, e proprio gli esemplari di questa provenienza popolano i banchi delle pescherie dei nostri mercati a prezzi molto più contenuti rispetto agli esemplari pescati.
La pesca sportiva viene esercitata soprattutto da terra, sia nella pesca in zone portuali che con la tecnica del surf-casting dalle spiagge, soprattutto in orari diurni.
Con la barca le orate si possono pescare con la lenza a fondo, con la tecnica del bolentino pesante o a light drifting pasturando con macinato di sarda la zona, anche se i risultati migliori si ottengono con i palamiti innescati a bibi, cannolicchi, cozze, granchietti di sabbia, pezzetti di seppia o di calamaro, con alice o sarda, formaggio ...
Caratteristica di questa pesca, infatti, l’esca deve restare assolutamente ferma, appoggiata sul fondo. Anche in questo caso nel periodo migliore, che va dalla tarda primavera all’autunno, le ore migliori per la pesca sono quelle centrali della giornata, con mare calmo e acqua limpida.
Simile alla pesca con il palamito, anche quella con i filaccioni, i barattoli, i palamitini fino a dieci ami, sono pesche a questa riconducibile da preferire forse quando non si conosce un posto certo di ubicazione delle nostre potenziali prede, consentendo di battere una zona più ampia di mare.
L’orata può essere anche catturata con la traina a fondo con esche vive, soprattutto seppie e calamari. Si tratta di catture episodiche, effettuate insidiando altri pesci quali cernie, dentici e prai.
Con gli artificiali, catture non occasionali si ottengono solo jiggando con i kabura, artificiali giapponesi nati apposta per insidiare i grufolatori.
A prescindere dalla tecnica utilizzata, l’attrezzatura deve tener conto della mole e della violenta reazione dell’orata allamata. A partire dall’amo che deve essere corto e molto robusto per poter resistere al morso dell’orata, abituata ad alimentarsi sgranocchiando allegramente le cozze e gli altri molluschi muniti di robuste conchiglie. Esistono ami specifici da orate che a queste caratteristiche uniscono una forma disassata che ne rende difficile la rottura.
La cattura di una grossa orata ad opera di un pescatore sportivo è sempre motivo di giustificata soddisfazione da parte di chi è riuscito nell’impresa.
Ai meriti sportivi della cattura, poi, vanno aggiunti i meriti culinari propri del pesce catturato. L’orata è unanimemente riconosciuto come pesce dalla carne eccellente, all’apice di una immaginaria graduatoria dei pesci più buoni. Si presta ad ogni forma di cottura, al forno, alla brace, al sale, al cartoccio, intera o a tranci, perfino sfilettata e condita da cruda è davvero buona.