La traina d'altura, ovvero in alto mare, è sicuramente una delle tecniche di pesca più belle ed affascinanti da praticare. Cercare le nostre prede dove il mare è blu cobalto e la terraferma non si vede è una cosa veramente emozionante. La costante concentrazione nella ricerca di possibili segnali rivelatori di pesce in superficie e anche delle nostre esche al fine di intervenire con la massima tempestività su eventuali ingarbugliamenti delle nostre lenze, ci porterà ad avvistare numerosi abitanti del mare aperto, delfini, pesci luna, mante mediterranee, tartarughe, balene… Sarà una grande emozione poterli ammirare nel loro ambiente.
Le sorprese possono essere molte come pure le possibili prede: pesci spada, tonni rossi, lampughe, aguglie imperiali, tonni striati, alalunghe, marlin bianchi e perfino gigantesche mante mediterranee allamate forse in modo casuale.
Alle volte avvisteremo i pesci in mangianza, oppure impegnati in salti solitari ma più spesso la mangiata del pesce arriverà del tutto inattesa e grande sarà l’emozione che ci procurerà l’improvviso stridere del cicalino del mulinello.
La pesca d'altura è una tecnica difficile ed impegnativa, nonché dispendiosa. Spesso già per arrivare sul luogo di pesca è necessario percorrere decine di miglia.
Di conseguenza, è necessario disporre di una barca con buona autonomia, dotata di tutte le dotazioni di sicurezza previste dalla legge, veloce, in grado di navigare anche con mare formato. In mare aperto è una cosa assai importante non sottovalutare i possibili rischi, essere preparati ad affrontare un cambiamento improvviso ed inatteso delle condizioni meteomarine, un possibile guasto al motore, un’avaria della barca…
La sicurezza prima di tutto
Le norme di sicurezza sono valide sempre ma a maggior ragione se ci spingeremo a notevole distanza dalla costa. Dando per scontato il rispetto di quanto prescritto dal codice di navigazione per quanto riguardo l’omologazione della barca, le sue dotazioni di sicurezza, i documenti dell’imbarcazione e del comandante, vorrei spendere due parole sui corretti comportamenti da seguire in fase di pianificazione dell’uscita di pesca in altura.
Innanzitutto occhio alle previsioni meteo. Se non sono più che favorevoli e se la situazione barometrica non garantisce stabilità è meglio rimandare.
Se possibile cercate di accordarvi con altre barche che pescano nella zona in modo da restare in comunicazione via radio durante la pescata.
Verificate che tutta la strumentazione sia perfettamente funzionante.
Valutate la possibilità di acquistare un telefono satellitare.
La zattera autogonfiabile ed i giubbotti salvagente teneteli a portata di mano.
Fate il pieno di carburante, quello che avanza non evapora.
Portate in barca una buona scorta d’acqua potabile.
Dove e quando in altura
Solo apparentemente il mare lontano dalla costa è tutto uguale. In realtà lo studio della carta nautica ci può aiutare a trovare quei luoghi dove si presume che il pesce possa essere più presente. I grossi salti di fondale, anche se molto profondi, creano delle forti correnti che sviluppano le condizioni ideali per la presenza di pesce. Secche, fosse, canaloni, sono possibili zone di alimentazione per i pelagici.
Inoltre, mentre alcuni pesci possono accostare fino a spingersi in acqua relativamente bassa, perfino a meno di 100 metri di fondo, altri, le alalunghe ad esempio, seguono rotte migratorie generalmente più distanti col fondale distante migliaia di metri dalla superficie.
E qui scatta la variabile tempo. Se nel basso adriatico e nello ionio la pesca delle alalunghe viene praticata soprattutto in autunno, nel medio e alto tirreno la loro presenza è prevalentemente estiva.
Riassumendo, una buona conoscenza degli spot e dei periodi di migrazione delle nostre potenziali prede è di fondamentale importanza per il successo e solo con tante ore in mare può essere acquisita.
L'elettronica di bordo
Senza trascurare l’aspetto della sicurezza di cui abbiamo già parlato, possiamo dire che anche nell’azione di pesca in traina d'altura l'elettronica gioca un ruolo molto importante.
Uno strumento assolutamente indispensabile è il plotter cartografico. In una situazione di navigazione senza alcun riferimento a terra, conoscere la nostra posizione, la profondità, anche approssimativa, e poter ripercorrere una rotta che si è dimostrata produttiva è di fondamentale importanza.
Molto utile è anche il pilota automatico, che permette di procedere con rotta perfettamente rettilinea e, quando necessario, compiere virate ampie è costanti, necessarie per evitare intrighi tra le nostre numerose lenze in pesca. Inoltre libera uno dei componenti dell’equipaggio dal gravoso compito di dover costantemente timonare.
Per chi può permetterselo, in fase di ricerca del pesce può essere molto utile anche il sonar che consente di individuare le potenziali prede in superficie di fronte a noi a distanza di centinaia di metri e ci permette correzioni di rotta per portar loro le nostre esche.
Le canne ed i mulinelli
I pesci che più frequentemente catturerete in traina d’altura sono le alalunghe, il cui peso generalmente varia tra i 5 ed i 15 chili di peso. Se a questo aggiungiamo che anche le aguglie imperiali, le lampughe ed i tonni striati rientrano generalmente in questo range di peso, ci si potrebbe orientare su attrezzatura da 20 libbre. Tuttavia, la possibilità niente affatto remota di incontrare i tonni di branco, pesci in genere tra 10 ed i 30 chili, consiglia l’uso delle 30 libbre. Se poi vogliamo garantirci la possibilità di giocarcela con tonni grossi e pesci spada di taglia, ecco che la scelta ricade su attrezzatura da 50 libbre.
La nostra scelta ricade proprio su canne da stand up carrucolate e mulinelli a bobina rotante, la stessa attrezzatura utilizzata nel drifting al tonno, cosa che ci consente di non dover acquistare altra attrezzatura costosa e visto che si pesca con tante canne (noi otto in acqua), il risparmio è di diverse migliaia di euro.
Ovviamente, il corretto bilanciamento dell’attrezzatura è garantito dall’abbinamento di canne e mulinelli di pari libbraggio. Lo stesso vale per il nylon che sarà caricato sui mulinelli a bobina rotante.
Utilizzare nylon colorato in modo vistoso, anche rosso, arancione o giallo fluorescente, può essere utile per tanere sotto controllo le esche calate più lontano.
Inutile dire che l'attrezzatura deve essere di prima qualità, con un occhio di riguardo ai mulinelli, i quali devono essere capienti, possedere eccellenti qualità meccaniche e frizioni di provata fluidità e resistenza.
I divergenti
Lo scopo principale dei divergenti è quello di distanziare il nuoto delle esche dal punto dove è situata la canna da pesca. Questo si fa prevalentemente per avere la possibilità di calare in acqua un numero maggiore di canne da pesca senza che le rispettive lenze interferiscano tra di loro. Inoltre in questo modo potremo porre alcune esche al di fuori della scia dell’imbarcazione. Secondo lo schema adottato in seguito, è buona norma posizionare i divergenti con una angolazione di 90° rispetto l'asse della barca e inclinati di 45° rispetto la superficie del mare. In genere sono posizionati sulle strutture alte della barca, hard-top o fly.
I divergenti disponibili sul mercato possono essere in acciaio inox, in alluminio o in fibra di vetro o di carbonio e sono di lunghezza variabile, a partire dai cinque metri. I divergenti devono essere piuttosto rigidi.
Sulla lunghezza del divergente sono montati due o più passanti indispensabili a fare scorrere una sagola al loro interno, chiusa a "loop", sulla quale vanno messe le pinze a sgancio che saranno movimentate dalla base del divergente (quando agganciamo il filo della canna da pesca) fino al suo apice (posizione permanente nell'azione di pesca) proprio come se issassimo una bandiera sulla propria asta.
Sul divergente è possibile montare una o due pinze a sgancio in base alla lunghezza degli attrezzi stessi. Nel caso vengano montate due pinze (posizionate una a metà divergente e l'altra sulla sua estremità), è indispensabile montare due sagole chiuse a loop, in modo da far scorrere le due pinze in modo indipendente l'una dall'altra.
De evitare assolutamente le pinze economiche, quelle che stringono direttamente la lenza. Veramente funzionali quelle “aperte” al cui interno viene passata la lenza prima di essere chiuse e la cui tensione viene regolata mediante una rotella in modo da evitare aperture accidentali ma solo a fronte di uno strike.
Le esche
Fondamentalmente abbiamo due tipologie di esche, quelle affondanti e quelle di superficie.
Tra le prime i più utilizzati sono i minnows sinking, di dimensioni generalmente dai 13 cm in su, fino a 22 e oltre. E’ opportuno scegliere artificiali espressamente realizzati per la traina veloce, con l’armatura interna, gli anellini e le ancorette proporzionate all’artificiale e di provata robustezza. Se dovremo sostituire le ancorette cercheremo di non alterare il bilanciamento che è fondamentale per il corretto movimento del minnow. Nelle scelta, oltre ai colori, generalmente scuri con poca luce, chiari in pieno sole, teniamo conto che alcuni artificiali, dotati di palette di generose dimensioni, scendono più di altri, che l’affondamento può essere aumentato utilizzando il monel oppure aggiungendo piombi rimovibili lungo la lenza, che gli artificiali più grandi tengono meglio il nuoto, specie col mare mosso, senza schizzare fuori dall’acqua e consentono velocità più sostenute di quelli di misure più ridotte.
Prima di mettere in pesca un minnow dovremo sempre provarlo in acqua alla velocità di traina per verificarne il nuoto. Eventuali sbandamenti laterali possono essere corretti ruotando un poco la paletta metallica con le pinze ma non sempre ci si riesce. La tendenza a schizzare in superficie si può correggere abbassando la lenza dall’apice della canna ad un punto della murata mediante un semplice elastico. Se ciò non è sufficiente si può provare a modificare l’inclinazione della paletta.
Altre esche utilizzate sono i cucchiaini metallici affondati generalmente con i metodi visti in precedenza, monel oppure piombo a sgancio. Sceglieremo artificiali di abbondanti dimensioni, armati con ancorette o ami singoli molto robusti. Alcuni di questi vengono arricchiti con l’aggiunta di piume nella parte posteriore.
Le esche di superfice, siano esse piume, octopus, jet e kona heads, consentono andature molto veloci, più dei minnows e non hanno problemi di nuoto.
Il materiale di cui è formato l corpo è morbido (piume, silicone) e può essere di molti colori anche misti. Le teste sono in plastica o metallo e spesso hanno fori che incanalano l’acqua per produrre schizzi o bolle d’aria con funzione di richiamo. Occhi adesivi sono alle volte applicati ai lati della testa.
Per gli spada anche le teste sono costruite in materiale morbido.
Queste esche vengono montate direttamente sul terminale con delle sfere che hanno la funzione di distanziare un amo singolo o doppio dalla testa in modo che si trovi nella parte posteriore dell’esca ma celato dai filamenti di richiamo.
Il terminale è in nylon ed è lungo un paio di metri. Si usa un materiale molto robusto perché richiesto dal possibile incontro con un rostrato di taglia, come minimo uno 0,90 ma sulle esche più grandi, idealmente dedicate agli spada, si sale fino allo 1,2 e oltre.
Si usano ami dritti con occhiello, robusti e di dimensioni proporzionati alle esche che possono variare generalmente tra i 15 ed i 25 centimetri.
L’innesco può essere arricchito con strisce di cotenne di maiale, filetti di pesce o pesci interi. Sono soluzioni di derivazione oceanica che trovano un minor utilizzo in acque mediterranee.
I teaser
Si tratta di richiami per i pesci che vengono calati e trainati.
Possono essere montati direttamente sulla lenza pescante un paio di metri davanti ad un’esca di superficie o separatamente da essa. Ne esistono di molti tipi, montati a filosa, uno dopo l’altro in fila indiana o anche montati su barre d’acciaio in modo che nuotino su rotte parallele.
Lo scopo è sempre quello, incuriosire e richiamare i predatori di simulando un branco di pesci o una mangianza di pesci foraggio, producendo vibrazioni che si diffondono in acqua, scie di bolle d’aria, schizzi d’acqua.
Vediamo più dettagliatamente alcune tipologie di richiami.
I teaser "Bird", così chiamati perchè dotati di due piccole ali laterali ad un corpo a forma di pesce , sono dei teaser costruiti in balsa dalla Boone e vengono prodotti in varie colorazioni ed in tre misure. Trovano applicazione anche nella traina costiera. Nel nostro caso utizzeremo quelli di più grandi dimensioni, montati su uno spezzone di nylon o di dacron da almeno 80 libbre, in modo da poterli inserire, mediante robuste girelle con moschettone, tra la lenza madre ed il terminale. Si usano abbinati alle esche di superficie. Alla velocità di traina le ali sbattono alternativamentein acqua producendo degli schizzi.
I teaser "Octopus", così chiamati per la forma che ricorda quella dei calamari, sono realizzati in siliconi, hanno diverse colorazioni e dimensioni. A noi interessano quelli da una dozzina di centimetri in su.
Vengono utilizzati per costruire le filose, ovvero dei lunghi terminali in cui si succedono una serie di octopus di uguale misura e dimensione, distanziati da mezzo metro a un metro l’uno dall’altro, con la funzione di richiamo, per terminare poi con un’esca di superficie, di dimensioni maggiori, distanziata di un paio di metri.
E’ una montatura molto efficace ma sia con i tunnidi che con i rostrati ma ha l’inconveniente di dover recuperare a mano la lenza con il pesce allamato.
Il teaser a "Barra” è appunto costituito da una barra d'acciaio, sulla quale sono infilate alcune girelle bloccate con dei manicotti stretti sul tondino d'acciaio. Su ogni girella va collegato uno spezzone di filo (80-100 libbre) sul quale vengono inseriti gli octopus, che dovranno simulare il branco di pesci in fuga. La girella posizionata centralmente, serve per collegare la barra ad un sagola fissata in un punto (ad esempio una bitta) sulla poppa della barca. Questo teaser di solito si cala centralmente, dietro la scia dei motori, calato con lenza a mano. Esistono barre di diverse lunghezze ed anche strutture più complesse, ad esempio costituite da due o più barre che si fissano a raggera e sostengono molti octopus, posti anche a distanze differenti e volendo anche montati come filose. Ovviamente, strutture di queste dimensioni possono essere utilizzate solo su imbarcazioni molto grandi.
Le barre così utilizzate hanno una funzione esclusivamente di richiamo ma sull'ultimo octopus centrale è possibile collegare una pinza a sgancio rapido opportunamente tarata che serve per bloccare la lenza di una eventuale canna aggiuntiva calata centralmente subito dietro al teaser.
L'assetto di pesca
Qui entriamo veramente nel cuore della traina d'altura. L'assetto delle nostre esche, con il relativo andamento in acqua, è una cosa fondamentale per il buon esito della battuta di pesca. Soffermiamoci, in primo luogo, a dare un occhiata a come devono procedere le esche, per poi passare alla loro disposizione in acqua.
Nella traina d'altura, abbiamo a che fare con pesci di medio-grandi dimensioni, pelagici abituati a nuotare continuamente e che fanno della velocità l’arma migliore per portare l’attacco alle loro prede.
La velocità della barca in traina deve quindi essere non inferiore ai 6 nodi ma potrebbe anche superare i 12 nodi. Il vantaggio di una traina veloce è quello di battere una più ampia zona di mare ed aumentare quindi le probabilità di incontrare i pesci che cerchiamo. Non tutte le esche però possono mantenere un corretto assetto a queste velocità. Ecco quindi che dovremo tener conto delle loro caratteristiche per determinare la corretta velocità. Questa sarà determinata anche dallo stato del mare. La presenza di onda lunga, a determinate andature, provoca forti accelerazioni e di questo si dovrà tener conto.
Con un assetto “misto” in cui si mettono in pesca sia esche di superficie che minnows, l’andatura che di solito si riesce a tenere è tra i 6 e gli 8 nodi. Se invece si decidesse di utilizzare esclusivamente esche di superficie si potrebbe trainare a velocità assai maggiori.
Il numero massimo di canne che metteremo contemporaneamente in pesca è determinato sia dalle dimensioni dell’imbarcazione che dallo stato del mare. Inoltre si dovrà tener conto anche del numero e dell’esperienza dei componenti dell’equipaggio. Una manovra errata, uno sbandamento laterale di un artificiale che ha agganciato dello sporco, uno strike multiplo, se non gestiti correttamente possono essere la causa di grovigli incredibili se coinvolgono un elevato numero di lenze.
Con l’esperienza determineremo il numero ideale di canne da mettere in acqua in ogni circostanza con la nostra imbarcazione.
Vediamo però alcuni principi sempre validi.
Le esche vanno calate dalle più lontane a quelle più vicine alla barca e recuperate all’incontrario, prima quelle vicine, per ultime le più lontane.
I tunnidi sono attratti dalla turbolenza dei motori e dalla sagoma della barca, pertanto è opportuno porre alcune esche molto a corto, nella scia a pochi metri dalla poppa mentre altri pesci, soprattutto le lampughe ed i rostrati, preferiscono attaccare esche lontane ed esterne alla scia dell’imbarcazione.
Al fine di diversificare l’offerta generalmente si opta per un assetto che preveda un mix di esche. Anche affondarne alcune rientra a pieno titolo in questa strategia.
Riassumendo, non possono mancare un paio di minnow nella scia della barca a 10/20 metri dalla poppa, due esche di superficie con bird o filosa a media distanza, a 40/60 metri più esterne possibile, una canna centrale con esca di superficie a 80/100 metri. La disposizione delle altre eventuali esche può determinare innumerevoli assetti.
L'azione di pesca
Finalmente siamo arrivati alla fase più interessante del nostro viaggio virtuale nella traina d'altura: l'azione di pesca.
Arrivati sul posto, dopo aver sistemato tutte le attrezzature a portata di mano ed aperto gli eventuali divergenti, cominceremo a calare le lenze in acqua.
L’ordine è quello che già abbiamo visto, caleremo per prime le canne con esche più lontane, poi quelle con le esche a media distanza e infine quelle con le esche più vicine alla barca.
Per ultimo caleremo eventualmente il teaser centrale a barra.
Al fine di posizionare le esche alla distanza voluta è utile utilizzare un apposito contametri. E’ un ingegnoso strumento analogico che si posiziona sul fusto della canna tra il mulinello ed il primo passante a carrucola nel quale si fa passare la lenza che al suo scorrere fa girare una rotella che a sua volta aziona un contametri.
E' importante che, durante la calata, la barca procedi dritta, in modo da non ingarbugliare le lenze. In questo, e non solo, il pilota automatico si rende molto utile.
Ogni volta che un’esca viene filata in mare ricordiamoci di tarare la frizione. La tensione dovrà essere abbastanza dura da consentire l’autoferraggio del persce in caso di abboccata.
Anche le mollette dei divergenti devono essere opportunamente tarate prima di allontanarle dalla murata e dopo aver agganciato la lenza.
Una volta entrati in pesca con tutte le canne non dobbiamo fare che seguire la rotta prestabilita, pronti a però a cogliere eventuali segnali che ci possano indicare la presenza di pesce.
Di tanto in tanto opereremo uno stop and go, un rallentamento seguito da una accelerazione. Alle volte può essere l’elemento che scatena l’attacco di un pesce curioso che si limitava a seguire l’esca.
La partenza di una canna avviene come un fulmine a ciel sereno, facendoci sobbalzare dalla consolle per via dell'improvviso canto del cicalino di un mulinello. La partenza della canna in altura è un momento molto eccitante; bisogna mantenere la calma e soprattutto non bisogna rallentare con la barca, poiché c'è la concreta possibilità di ricevere ulteriori strike sulle canne che ancora stanno in pesca. La lenza continuerà ad uscire dal mulinello e in questa situazione la frizione, se ben tarata, non deve essere toccata, al più gradualmente allentata quando di lenza fuori ce ne sarà tanta. E’ per questo che caldeggio fortemente l’uso di mulinelli capienti che contengano non meno di 500/600 metri di lenza. In altura i doppi strike sono frequenti, quelli con un numero maggiore di canne coinvolte meno frequenti ma comunque capitano. Sarà un membro dell’equipaggio a valutare la quantità di lenza ancora presente nel mulinello per decidere quando rallentare la velocità della barca (mai fermarsi), anche nella fase di rallentamento è possibile ricevere altri strike, quindi non avete fretta di togliere le canne. Iniziate da quelle più vicine e valutate in base al comportamento del pesce allamato se è necessario recuperare anche quelle più lontane. Liberate il più possibile il pozzetto per lasciare spazio all'angler, che intanto avrà indossato la cintura, per combattere più comodamente fino a portare il pesce a portata di raffio.
In caso di strike multipli i pesci devono essere avvicinati alla barca uno alla volta per evitare che le possibili scorribande di un pesce alla vista dell’imbarcazione possa portare ad un incrocio di due lenze con la possibile perdita di una preda o anche di entrambe.
Con un pò d'esperienza sarà possibile riconoscere dal comportamento il pesca che ha abboccato. Ad esempio, l'alalunga dopo la prima fuga non oppone grande resistenza e solo alla vista della barca oppone dà fondo alle residue energie, il tonno rosso e lo striato tendono a puntare il fondo e la loro reazione, in base anche alle dimensioni, si fa sentire per tutto il tempo del recupero, l'aguglia imperiale e la lampuga restano in superficie e saltano fuori dall'acqua (in questo il marlin bianco è ineguagliabile), lo spada fa fughe velocissime in verticale e salta fuori dall'acqua.
Quando il pesce arriverà alla barca mantenete la calma e se le cose saranno andate come si deve un colpo di raffio porrà fine al combattimento ed il pesce verrà imbarcato.